BUSINESS PLAN 2.0. QUALE FUTURO?
Il Business Plan, inteso come strumento qualitativo e soprattutto quantitativo finalizzato a dare rappresentazione a decisioni ed attese su iniziative industriali e finanziarie proiettate in un futuro più o meno remoto, è oggi sottoposto ad un velato scetticismo e talora ad aperte critiche.
D’altronde le posizioni di critica possono anche essere giustificabili e comprensibili se si pensa alla frequenza ed all’intensità con cui piani redatti in un recente passato sono stati disattesi per le ragioni più diverse, a partire dalla crisi dei mercati finanziari internazionali del 2008-2009 e dei debiti sovrani, che, se non altro, hanno giustamente spazzato via infondate aspettative di “pasti gratis” e di investimenti risk-free.
Nell’articolo si intende dare rappresentazione ai limiti di questo strumento, ma anche ai molti pregi, non ultimo la capacità di sintetizzare – oggi e nel presente – informazioni e conoscenze su un passato divenuto certo, per consentire ad una molteplicità di soggetti la valutazione su risorse ed obiettivi, su rischi e rendimenti, con riguardo a decisioni industriali e finanziarie, che si proiettano e si basano su di un futuro comunque incerto.
Al fine di dare rappresentazione sullo stato dell’arte e sui possibili sviluppi a beneficio del BP, il lavoro viene suddiviso in tre parti.